Bullismo – Di cosa si tratta?

Scritto da Angela - News

Il bullismo, o comportamento prepotente, è una forma di comportamento aggressivo caratteristico delle relazioni tra compagni a scuola e si differenzia, sia concettualmente che nelle sue caratteristiche distintive, da quelle forme di aggressione ed abuso messe in atto nei confronti di minori da parte degli adulti.

Il bullismo può essere considerato una particolare forma di abuso costituita da comportamenti violenti, pervasivi e con conseguenze durature. Con una formula sintetica quanto efficace, esso può essere considerato “un abuso sistematico di potere”.

La dimensione del potere, in effetti, è centrale in tutte le definizioni di bullismo presenti in letteratura, nel senso che i comportamenti di prepotenza sono caratterizzati da un disequilibrio di potere o di forza tra il bullo e la vittima, tale per cui la vittima subisce e non riesce a difendersi.
Questo maggior potere del bullo può avere diverse origini, quali una maggiore forza fisica o abilità socio-cognitive superiori. Anche la capacità di scoprire i punti deboli della vittima, come una sua particolare vulnerabilità psicologica o emotiva, difficoltà intellettuali o particolarità fisiche, può essere uno strumento a disposizione del bullo per guadagnare una posizione di superiorità nei confronti del compagno oggetto di prepotenze. In altre parole, il bullo agisce pubblicamente comportamenti aggressivi nel tentativo di conquistare la leadership e la dominanza nel gruppo. Per aumentare la probabilità di successo in queste manifestazioni pubbliche di potere, il bullo sceglie come vittime i coetanei più deboli fisicamente o psicologicamente. L’esistenza di questa asimmetria di potere tra bullo e vittima è essenziale al fine di identificare correttamente quali situazioni rientrano nel fenomeno del bullismo, da cui vanno invece esclusi gli episodi di conflitto e di lotta in cui i partecipanti godono della stessa forza e sono quindi tutti in grado di reagire e difendersi. La seconda proprietà distintiva del bullismo è la persistenza nel tempo, vale a dire la ripetizione continuata degli episodi di prepotenza, che raramente costituiscono eventi isolati. La natura ripetitiva del fenomeno rappresenta non solo una delle sue qualità caratterizzanti, ma già di per sé costituisce un elemento su cui è costruito il clima di terrore in cui la vittima quotidianamente vive, giacché parte della paura e della sofferenza del bambino vittimizzato deriva dal fatto di aspettarsi che le prepotenze nei suoi confronti si ripeteranno. La terza caratteristica che definisce il bullismo è l’intenzionalità che guida i comportamenti del bullo. Alla base delle prepotenze, infatti, a differenza di altre tipologie di comportamento aggressivo, vi è il desiderio deliberato di controllare gli altri e di provocare un danno fisico o psicologico alla vittima. Parlare di intenzionalità, inoltre, significa escludere dal bullismo quegli attacchi che sono messi in atto, reattivamente, in seguito a una provocazione.
Infine, non devono essere inclusi nelle prepotenze quei comportamenti che procurano un danno ad un compagno in maniera accidentale (ad esempio una spinta involontaria mentre si corre nei corridoi durante l’intervallo).

 

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Dr.ssa Angela Chiericati
Psicologa & Psicoterapeuta