Neuropsicologia dell’età evolutiva

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Dott. ssa Angela Chiericati

Dott. ssa Angela Chiericati

Psicologa e Psicoterapeuta

Dott.ssa Elena Puttini

Dott.ssa Elena Puttini

Psicologa dell’età evolutiva

La Neuropsicologia infantile è una disciplina specialistica che si occupa delle problematiche relative allo stato di salute neuropsicologico dell’infanzia e dell’adolescenza, ovvero in un’età compresa tra 0 e 18 anni. Le patologie
dell’età evolutiva più frequentemente riscontrate e inerenti la valutazione neuropsicologica sono i disturbi dell’età evolutiva, i disturbi del linguaggio e i disturbi di apprendimento, oltre che i disturbi conseguenti a sindromi genetiche.

Di cosa si occupa la neuropsicologia dell’età evolutiva?

– Della valutazione del profilo intellettivo (QI) del bambino/ragazzo al fine di:

– Avere un indicatore delle capacità generali del paziente (abilità di ragionamento verbale, abilità di ragionamento visuo spaziale, la memoria di lavoro e la velocità con cui il soggetto processa le informazioni)

– Orientare il soggetto verso il percorso riabilitativo più specifico (in caso di deficit attentivi, deficit delle funzioni esecutive,..)

– Orientare il soggetto verso il percorso formativo più adatto (orientamento scolastico)

– Del trattamento bambino/ragazzo con disturbi specifici dell’apprendimento

– Del potenziamento dei domini implicati nel processo dell’apprendimento (attenzione, memoria, ragionamento, problem solving, metacognizione)

Neuropsicologia e apprendimento

L’Apprendimento è l’atto “dell’acquistar cognizione”. Un processo di cambiamento, relativamente permanente, di una capacità o comportamento dovuto all’esperienza.

I processi sono le rappresentazioni e i processi mentali che permettono di percepire ed elaborare le informazioni alla base del comportamento. Essi trasformano, riducono, elaborano, immagazzinano e recuperano informazioni attraverso le funzioni di memoria, percezione, attenzione, ragionamento. Sono alla base di qualunque attività complessa, come leggere un libro, scrivere, fare un discorso, prendere delle decisioni. L’elaborazione delle informazioni avviene a stadi. Lo stimolo proveniente dall’ambiente esterno viene registrato dai sistemi di percezione sensoriale dominio-specifici, ovvero sensibili alla modalità con cui quello stimolo si presenta. È proprio a questo livello che noi riconosciamo uno stimolo come noto, dal momento che questo subisce una sorta di confronto con le informazioni ritenute nella memoria a lungo termine. A questo punto l’informazione può subire due tipi di trattamento: può essere ignorata e quindi decadere, oppure può essere riconosciuta come utile o rilevante, e dunque passata a stadi di elaborazione successivi.

Quando l’informazione raggiunge i sistemi di memora a breve termine, viene ritenuta per qualche secondo consentendoci di utilizzarla per compiere un certo tipo di attività, e successivamente fatta decadere oppure trasformata in una traccia di memoria permanente. La memoria a breve termine ha per definizione una capacità limitata (chiamata span), pari a 7 + o – 2 unità. Al contrario, la memoria a lungo termine non ha né limiti di capienza né limiti temporali: non c’è potenzialmente limite al numero di informazioni che si possono memorizzare e recuperare per tutta la vita.

Le strutture generali dell’apprendere

Attenzione

I processi automatici non richiedono sforzo attentivo, sono rapidi e avvengono in maniera parallela e simultanea; i processi controllati si basano sulla consapevolezza e quindi richiedono sforzo attentivo, presuppongono l’intenzionalità di raggiungere un certo scopo, sono di natura seriale e richiedono un tempo maggiore di quelli automatici. Pensiamo all’atto di guidare una macchina: inizialmente non è un’attività automatica, per cui richiede attenzione e sforzo cognitivo per essere svolta; con la pratica invece “diventa automatica” e le sequenze gestuali e procedurali necessarie al suo svolgimento cessano di impegnare il nostro sistema cognitivo oltre una certa soglia.

Quanto alle funzioni dell’attenzione, troviamo:

– Attenzione selettiva: ci permette di selezionare uno fra molti stimoli che contemporaneamente raggiungono il nostro sistema cognitivo (ad esempio riusciamo a parlare con il nostro interlocutore anche se attorno a noi ci sono molte persone che dialogano);

– Attenzione sostenuta o vigilanza: è la capacità di mantenere il focus attentivo per un periodo di tempo più o meno prolungato ad uno o più oggetti (ad esempio attendere che il semaforo diventi verde prima di partire);

– Attenzione divisa: è la capacità di suddividere le nostre risorse attentive su più oggetti o attività contemporaneamente (ad esempio scrivere sotto dettatura, guidare e parlare con il passeggero, ecc…)

Per valutare l’attenzione sostenuta, di solito si richiede al soggetto di eseguire un’attività per un periodo di tempo relativamente lungo, come ad esempio premere un tasto quando sente un segnale acustico, presentato ad intervalli di tempo irregolari. Nelle batterie di valutazione neuropsicologica, sia per l’età evolutiva che adulta, tuttavia, si tende a valutare questa dimensione in associazione ad altre, tipicamente insieme all’attenzione selettiva.

La capacità di svolgere più compiti contemporaneamente, o attenzione divisa, si valuta chiedendo al soggetto di eseguire due attività di difficoltà diversa e che coinvolgono abilità di tipo diverso (doppio compito). L’esito tipico in questo genere di prove, è un peggioramento della prestazione nei due compiti quando questi si svolgono contemporaneamente rispetto a quando entrambi sono affrontati uno alla volta.

Il peggioramento della prestazione si ha quando i due compiti necessitano di processi controllati limitati: se uno dei due compiti invece richiede un processo automatico solo difficilmente si avrà una interferenza tra i due compiti. Nel campo dell’apprendimento una grande importanza è attribuita alla dimensione spaziale dell’attenzione, sia in modalità uditiva che visiva. La ragione di tale interesse risiede soprattutto nella potenziale possibilità di spiegare i deficit specifici, che si riscontrano ad esempio nella dislessia evolutiva, attraverso compiti che sostengano interpretazioni alternative alle ipotesi fonologiche.

Memoria

La Memoria è la funzione che ci permette di codificare, conservare nel tempo e recuperare le informazioni tratte dalla nostra esperienza quotidiana.

Possiamo distinguere tre processi nell’elaborazione mnestica:

– Codifica: l’informazione in entrata viene trasformata nel codice specifico, in modo dominiospecfico;

– Immagazzinamento: attività di mantenimento in memoria dell’informazione codificata;

– Recupero: l’informazione viene rintracciata in memoria ed utilizzata.

La memoria non consiste in una funzione unitaria, ma è composta da vari sistemi interconnessi, tanto che è possibile parlare di “molte memorie”. Secondo uno dei classici modelli di funzionamento della memoria siamo in presenza di tre diversi sistemi di memoria, che si differenziano non solo per funzione, ma anche per via del tempo in cui elaborano le informazioni:

– Registro sensoriale, che immagazzina le informazioni per brevissimo tempo, quanto basta per permetterne il riconoscimento;

– Memoria a Breve Termine (MBT), che trattiene le informazioni per circa 30”;

– Memoria a Lungo Termine (MLT), che non ha limiti né temporali né di capacità.

Problem solving

Pensare presuppone una competenza rappresentativa e meta-rappresentativa che non si stabilizza finché non risulti acquisita la funzione simbolica, intorno ai 18/24 mesi d’età.

Le competenze logiche, il pensare in generale, ci consentono di operare specifiche manipolazioni delle rappresentazioni mentali di oggetti o azioni, finalizzate sostanzialmente a risolvere problemi e a prendere decisioni. Numerose ricerche dimostrano che per risolvere una situazione problematica, mettiamo in atto una serie di operazioni cicliche, che sono profondamente influenzate da alcuni elementi facilitanti e ostacolanti.

Tali operazioni sono:

– Identificazione del problema

– Definizione e rappresentazione del problema

– Formulazione di una strategia

– Organizzazione delle informazioni

– Allocazione delle risorse

– Monitoraggio dell’attività in corso

– Valutazione

Metacognizione

La metacognizione può essere considerata una sorta di grande contenitore in cui vengono raccolte tutte le operazioni cognitive sovraordinate alle operazioni cognitive esecutive, con la funzione di coordinarle, guidarle e indurre alla riflessione.

L’importanza di sviluppare una adeguata competenza metacognitiva risiede, dal punto di vista dello studente, nella possibilità che essa offre di ottimizzare strategie di studio e in generale di approccio alle richieste scolastiche.

Metacognizione, motivazione ed emozioni, costituiscono tre livelli di estrema importanza, il cui delicato intreccio gioca un ruolo fondamentale nel segnare positivamente o negativamente non solo la carriera scolastica di uno studente, ma più in generale la visione che l’individuo ha di sé, del proprio valore personale e sociale.